Marcianise, scacco al clan Belforte

Dopo la chiusura del caso nel 2005, quattro collaboratori di giustizia “cantano” ed accusano Francesco Zarrillo del tentato omicidio di Angelo Villalunga. Nel febbraio del 2013 la Procura Antimafia di Napoli riapre il fascicolo d’inchiesta.

Caserta – La squadra mobile di Caserta, diretta dal vice questore Alessandro Tocco, dopo una scrupolosa indagine coordinata dalla Procura Antimafia di Napoli, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli, su richiesta della D.D.A. partenopea, in relazione al reato di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso e dal fine di agevolare il clan Belforte attivo a Marcianise e zone limitrofe; nei confronti di Francesco Zarrillo 44enne già detenuto. Nei confronti dello stesso Zarrillo, di Salvatore e Domenico Belforte e Vittorio Musone, è stata invece emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per detenzione e ricettazione di armi da guerra. Le ordinanze sono il frutto di un’accurata indagine, condotta grazie all’ausilio della Procura Antimafia di Napoli; sviluppatasi a seguito del tentato omicidio di Angelo Villalunga avvenuto a Portico di Caserta nella serata del 13 novembre del 1998. L’omicidio fin da subito fu collocato nel contesto della sanguinosa faida che, sin dagli inizi degli anni ’80, aveva visto contrapposti, nella zona di Marcianise, il clan Belforte, detti I Mazzacane, ed il gruppo dei Piccolo,  alias I Quaqquaroni; che si contendevano il controllo delle attività illecite nel comprensorio, militando le due consorterie nelle contrapposte confederazioni della Nuova Camorra Organizzata, di Raffaele Cutolo, i primi, e della Nuova Famiglia, i secondi. Infatti, la vittima era ritenuta un fiancheggiatore del clan Piccolo e l’attentato nei suoi confronti venne perpetrato in un periodo, tra il 1997 ed il 1999, in cui la faida raggiunse il suo apice di violenza registrando in quell’arco di tempo l’omicidio di 20 soggetti appartenenti alle due opposte fazioni, tanto da indurre l’allora Prefetto di Caserta ad emanare un’ordinanza che imponeva la chiusura di bar e locali pubblici alle ore 22.00. Secondo quanto appurato dalle investigazioni, suffragate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia quali: Antonio Gerardi , Michele Froncillo, Domenico Cuccaro e, più di recente, Bruno Buttone; tutti esponenti di rilievo del clan Belforte; il tentato omicidio fu perpetrato da  Francesco Zarrillo, il quale armato di un fucile da caccia modificato e caricato a pallettoni, a bordo di una moto condotta da un complice, raggiunse l’impianto abusivo di distribuzione del gas per autotrazione gestito dalla vittima in aperta campagna a Portico di Caserta.Una volta sul posto gli esplose contro alcuni colpi senza riuscire ad attingere Villalunga che, accortosi dell’arrivo del killer, tentò di disarmarlo, deviando l’arma ed evitando la scarica mortale, per poi fuggire nelle campagne circostanti, favorito dal buio. Poco dopo l’agguato alcune pattuglie della squadra mobile e del commissariato di Marcianise, intercettarono una vettura a bordo della quale Francesco Zarrillo, insieme a due complici, si stava allontanando dalla zona. Ne scaturì un inseguimento fino all’abitazione del killer, che riuscì a sottrarsi alla cattura scavalcando un muro perimetrale, perdendo però due pistole semi automatiche. Nel corso della successiva battuta, in un appezzamento contiguo allo stabile, occultata sotto alcuni manufatti in cemento, fu rinvenuta una grossa cisterna in plastica contenente un imponente arsenale, costituito da decine di fucili da caccia, fucili mitragliatore, mitra, pistole semiautomatiche e revolver, candelotti di dinamite ed altro materiale esplodente e centinaia di cartucce che, grazie anche ad attività di intercettazione, risultarono nella disponibilità del clan Belforte e, quindi, dei suoi capi, i fratelli Domenico e Salvatore Belforte, e del reggente di allora Vittorio Musone. A seguito della chiusura del caso nel 2005, con una richiesta di archiviazione; nel febbraio 2013, sulla scorta delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia ed attraverso una nuova valutazione del materiale probatorio precedentemente acquisito; la procura antimafia di Napoli ha chiesto l’autorizzazione alla riapertura delle indagini relative al tentato omicidio di  Villalunga. Attraverso riscontri effettuati dalla squadra mobile di Caserta, sempre la procura antimafia di Napoli ha potuto acquisire gravi indizi a carico di Zarrillo circa il suo coinvolgimento nel tentativo di omicidio di Angelo Villalunga ed in relazione alla riconducibilità al clan Belforte dell’imponente arsenale sequestrato nella circostanza, appurando che proprio Francesco Zarrillo, esperto di armi, era stato designato dai capo-clan come armiere dell’organizzazione, deputato alla custodia ed alla manutenzione dell’imponente arsenale.

                                                                                      Giovanna Scarano

Le foto degli arrestati

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