L’indagine ha posto anche i riflettori sull’organizzazione piramidale degli Sparandeo. Al vertice i capi indiscussi; i fratelli Sparandeo, che per le proprie attività si servivano di varie persone, alcune delle quali legate da vincolo di parentela.Tra la popolazione, il clan Sparandeo è temuto proprio per i tipici atteggiamenti camorristici posti in essere dai suoi componenti, che hanno instaurato un clima di omertà, riscontrato nel corso degli interrogatori delle vittime o dei testimoni che non hanno avuto il coraggio, per timore di eventuali ritorsioni, di denunciare gli autori delle richieste estorsive. L’attività di indagine ha consentito, inoltre, il sequestro di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, complessivamente 27 kg. di hashish e 23,5 gr. di cocaina, con arresti in flagranza dei responsabili. Tutte operazioni rese possibili proprio dall’ascolto delle conversazioni telefoniche e ambientali, e dalle successive attività di riscontro della Polizia Giudiziaria. Sono stati anche accertati i contatti e i rapporti tra il clan Sparandeo e altri clan operanti sul territorio della provincia di Benevento, tra i quali il clan Pagnozzi e il clan Iadanza-Panella, soprattutto in relazione all’attività di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. In tale ambito investigativo è emerso altresì che alcuni componenti del clan, in particolare Sparandeo Saverio e il figlio Corrado (classe 1986), hanno allacciato rapporti con una serie di pregiudicati di Napoli e provincia dediti a reati contro il patrimonio, dando vita a una vera e propria associazione criminale dedita alle rapine a furgoni portavalori, istituti di credito, uffici postali, nonché rapine in danno di attività commerciali.
Francesca Del Prete