Grumo Nevano, sotto sequestro opificio con 36 lavoratori a nero. Violazioni per un milione di euro

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Grumo Nevano, sotto sequestro opificio con 36 lavoratori a nero. Violazioni per un milione di euro

sequestro opificio grumoGrumo Nevano  (NA) – Lavoratori a nero e clandestini, è quanto emerso da uno dei controlli effettuati a nord di Napoli. I carabinieri della stazione di Grumo Nevano diretti dal maresciallo Antonino Bruno,  insieme ai colleghi del gruppo Tutela del Lavoro di Napoli hanno effettuato un servizio organizzato per contrastare lo sfruttamento di manodopera clandestina e verificare la corretta applicazione delle normative a prevenzione della salute e per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
L’amministratrice, 34enne di Grumo Nevano, di una grossa attività di produzione e confezionamento di abbigliamento e’ stata denunciata per varie violazioni in materia di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro e per avere impiegato manodopera clandestina.
Nel corso dei controlli nell’opificio, composto da 2 locali di superfice complessiva di circa 600 mq. posti al piano seminterrato e a quello rialzato di uno stabile in via San Francesco, sono stati trovati 45 lavoratori, 36 dei quali “a nero” e 5 dei quali (3 del pakistan e 2 del bangladesh) in stato di clandestinità.
Alla titolare sono state contestate violazioni penali per circa 1.100.000 euro e sanzioni amministrative per 250.000 euro, con il sequestro dei citati locali e di 42 cucitrici elettriche, 6 assi da stiro, una macchina stira pantaloni, 4 presse adesivatrici, una macchina per la pulitura degli abiti e un compressore. L’attività imprenditoriale e’ stata sospesa per la preponderanza di lavoratori “a nero”.

Grazie al lavoro degli uomini dell’Arma è emersa una triste realtà che vede coinvolti purtroppo tantissimi lavoratori, italiani e extracomunitari; sfruttati ed a volte anche sottopagati. A pochi giorni dalla manifestazione tenutasi domenica scorsa a Sant’Antimo, dove lavoratori extracomunitari, in particolare bengalesi; lamentavano le condizioni disumane a cui erano sottoposti per lavorare. Condizioni di schiavitù, a cui seguivano anche percosse se solo si chiedeva di essere pagati.
Gli operai bengalesi nel corso dell’incontro hanno avuto il coraggio di raccontare quanto erano costretti a subire per mano del loro padrone, un certo Alim, bengalese arrivato in Italia anni fa titolare di quattro fabbriche, di cui una presente sul territorio di Grumo Nevano. Questo padrone costringe i propri connazionali a lavorare fino a 16 ore al giorno, pagandoli, di tanto in tanto; una miseria. I lavoratori, bisognosi di denaro; a volte subiscono la schiavitù in silenzio, altre volte seppur consci di ricevere percosse, preferiscono pagare cara e amara la propria dignità.
Giovanna Scarano

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