Grumo Nevano, nessuna corsa ai saldi in un paese ormai dormitorio

Grumo Nevano, nessuna corsa ai saldi in un paese ormai dormitorio
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Grumo Nevano – Nemmeno i saldi risanano l’economia partenopea. La Campania è stata tra le prime regioni d’Italia a dare il via ai saldi lo scorso 2 luglio, non ottenendo però il riscontro tanto sperato. Le stime non sono incoraggianti, si parla di una flessione del 10% di acquisti rispetto allo scorso anno. Questo quadro di stagnazione del commercio  getta le imprese nel baratro; i maggiormente  colpiti sono, come ben si può prevedere, i piccoli negozianti soprattutto della provincia. I dati sono allarmanti, le chiusure delle attività commerciali superano notevolmente le nuove aperture. Sempre più spesso il consumatore predilige per i propri acquisti  i grandi centri commerciali. Il piccolo commerciante vede la sua clientela dimezzarsi, ed è costretto a chiudere quando i costi arrivano a superare i guadagni. In questo clima di cattività economica fioriscono gli outlet; il consumatore sembrerebbe non voler rinunciare a prodotti di qualità, pur avendo un portafogli più sottile rispetto a qualche anno fa. Esemplare a tal proposito è ‘La Reggia designer outlet’ del gruppo  internazionale Mc Arthur Glen.

Il mega store  casertano sembra risentire meno della recessione, solo qui  infatti è possibile trovare qualche fila fuori dai negozi e battaglie senza esclusione di colpi,  per accaparrarsi l’ ultima borsetta super scontata. Mentre le grandi catene e i colossi low cost danno filo da torcere alla crisi, i negozianti della periferia abbassano irrimediabilmente  le serrande. La florida Grumo Nevano degli anni 80-90 resta un ricordo per alcuni e un racconto per i più giovani. Le  industrie atte alla produzione di abbigliamento e calzatura, che avevano donato fama alla ridente cittadina della periferia nord di Napoli, sono quasi totalmente scomparse. Chi non ha ancora chiuso pensa di farlo, e chi resiste abbatte i costi come può a danno soprattutto della manodopera. I negozianti storici cedono le proprie attività, si spostano verso paesi limitrofi e centri commerciali. Quello che era un ricco centro di produzione artigianale, oggi è un fulcro di desolazione, disoccupazione e inattività commerciale. Sarà possibile risanare la situazione? Solo il tempo potrà dare risposta a questo quesito.

Rosaria Rocca

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