Sant’Antimo, la giustizia vince il razzismo. Permesso di soggiorno riconosciuto ai lavoratori bengalesi schiavizzati

Home » Sant’Antimo, la giustizia vince il razzismo. Permesso di soggiorno riconosciuto ai lavoratori bengalesi schiavizzati
Sant’Antimo, la giustizia vince il razzismo. Permesso di soggiorno riconosciuto ai lavoratori bengalesi schiavizzati

foto permesso soggiorno1Sant’Antimo (NA) – Tutti coloro che diffidano dal bell’adagio “ la legge è uguale per tutti” devono ricredersi talvolta. Ma questa volta ha decisamente qualcosa di speciale per noi, perché si è verificata a Sant’Antimo. I permessi di soggiorno ottenuti dai ragazzi bengalesi, che hanno avuto il coraggio di denunciare i soprusi subiti sul luogo del lavoro a Sant’Antimo, rappresentano un bel traguardo, per la cittadinanza tutta e per la solidarietà che residua nei costumi provinciali del pregiudizio e del luogo comune. Questo è Haque Embadul, timido e un po’ impacciato, stringe il suo tesserino tra le mani con forza e un po’ di emozione: l’ostacolo della comunicazione sembra superfluo di fronte al suo sorriso. Vittoria, vittoria per l’associazione 3 Febbraio che si è fatta portavoce delle istanze di chi lavorava per 12 ore ininterrotte, di chi voce non aveva per gridare la rabbia di stipendi non pagati da mesi e più, di chi ha lasciato al Bangladesh il destino di famiglie sfortunate. Vittoria per i giornalisti che hanno espresso le parole che questi uomini non conoscevano, per le associazioni e per i legali, che hanno messo da parte qualche sofisticheria del diritto tenendo bene in mente l’uguaglianza, principio massimo della civiltà giuridica. Giovedì si è tenuta, quindi, l’assemblea generale e la conferenza stampa, presso la Piazza della Repubblica a Sant’Antimo, in presenza di Pierluigi Umbriano, legale dell’ associazione antirazzista e interetnica 3 febbraio, Gianluca Petruzzo, portavoce nazionale della stessa associazione, Claudio Olivieri giornalista, Giuseppe Italia, consigliere comunale, e i membri dell’associazione Agorà, presso cui i ragazzi sono stati ospitati. La rete di solidarietà creatasi ha dato i suoi frutti, perché finalmente ognuno di loro sentirà che, da qualche parte, esiste un modo per difendere i diritti che maturano come uomini, prima ancora che cittadini. La crisi che viviamo ci renda più vicini verso quelli che crediamo lontani, e, come diceva sempre Vittorio Arrigoni: “restiamo umani”. 

Daniela Cappuccio

Leave a Reply

Your email address will not be published.