Roma – Ancora uno strascico della vicenda “Green Hill”, l’allevamento di cani beagle per la vivisezione chiuso nel 2012 a seguito di un’azione giudiziaria che ha portato alla condanna dei responsabili della struttura fino in Corte di Cassazione . La LAV è riuscita a rispedire al mittente la denuncia con la quale l’allora presidente dell’AISAL-Associazione Italiana scienze animali da laboratorio, Gianni Dal Negro, aveva accusato Gianluca Felicetti, presidente dell’associazione animalista, di aver diffuso i nomi dei veterinari nominati consulenti di parte dell’azienda e specificando che il Dal Negro, non essendo iscritto all’ Ordine dei Medici veterinari, non avrebbe potuto certificare legalmente alcun controllo sulle condizioni degli animali. Felicetti aveva riferito la notizia semplicemente riprendendo il provvedimento con il quale il Tribunale di Brescia aveva negato, nell’agosto del 2012, il dissequestro dei 2639 beagle citando i nomi dei consulenti indicati dall’azienda Green Hill. Solo successivamente è emerso che i consulenti della “Green Hill” intervenuti nell’allevamento erano stati altri. Il Tribunale di Roma ha infatti assolto Felicetti – che ha ricevuto la solidarietà dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio al quale è iscritto dal 1986 – dall’accusa di diffamazione “perché il fatto non costituisce reato”. “Ho solo scritto la verità rispetto a una vicenda, quella dei beagle di Green Hill destinati alla sperimentazione, che ha avuto grande rilevanza sociale e molta attenzione da parte dell’opinione pubblica e che pochi giorni fa si è conclusa con la terza decisiva condanna in Corte di Cassazione per i vertici dell’allevamento, colpevoli di maltrattamenti e uccisioni “facili” dei beagle – ha commentato il Presidente della LAV – Tutti i giorni raccontiamo notizie vere e verificate, e a qualcuno questo non piace proprio. Continuerà a non piacergli”.
C.S.
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