Salerno – Contrabbando di TLE, peculato, corruzione, traffico internazionale di rifiuti e ricettazione, accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto di ufficio, falso in atto pubblico, traffico di influenze illecite, favoreggiamento personale, sono i reati commessi nell’area portuale salernitana che hanno portato questa mattina al maxi blitz della Guardia di Finanza su richiesta della Procura della Repubblica di Salerno. L’esecuzione dell’ordinanza cautelare emessa dal GP presso il Tribunale di Salerno ha riguardato 69 indagati (39 arresti domiciliari, 21 divieti di dimora, 9 misure interdittive dall’esercizio della professione, pubblico ufficio e pubblico servizio); in particolare il provvedimento cautelare è stato emesso nei confronti di 17 funzionari doganali, 6 funzionari sanitari, 22 spedizionieri doganali, 10 operatori portuali, 2 avvocati, 1 dipendente amministrativo in servizio presso la Procura della Repubblica di Salerno, 1 militare della Guardia di Finanza, 10 soggetti privati.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Salerno, hanno inizialmente avuto origine da una segnalazione dell’OLAF (Ufficio europeo antifrode) relativa ad un sospetto contrabbando di tabacco per narghilè, in transito per il porto di Salerno, apparentemente destinato in Marocco. Gli accertamenti investigativi disposti, consistenti in attività di intercettazione telefonica e ambientali audio/video all’interno degli uffici doganali, hanno consentito di accertare come il transito, riguardante oltre 5 tonnellate di tabacchi lavorati esteri solo apparentemente era giunto negli spazi doganali per la successiva esportazione in quanto, con il coinvolgimento di funzionari doganali, era stato fittiziamente registrato in uscita dall’Ufficio doganale di Salerno laddove era stato immesso illecitamente sul mercato con un’evasione dei diritti doganali stimata in oltre un milione e duecentomila euro.
I successivi approfondimenti investigativi hanno accertato gravi indizi di colpevolezza nei confronti del Direttore ad interim e del Vicedirettore dell’Ufficio delle Dogane di Salerno i quali, unitamente ad altri funzionari doganali, hanno posto in essere condotte omissive per eludere le investigazioni dirette ad accertare i potenziali responsabili delle fittizie registrazioni doganali. Sono emersi altresì accordi corruttivi finalizzati alla predisposizione di controlli fittizi sulle merci sottoposte a verifica, sia dal punto di vista amministrativo che da quello sanitario, essendo emersa la corresponsione di somme di danaro ovvero altre utilità a funzionari compiacenti che omettevano di svolgere i loro compiti istituzionali.
Inoltre plurime azioni predatorie commesse su merci allocate in container, da sottoporre a controllo doganale, venivano documentate grazie alle immagini estrapolate dalle telecamere installate all’interno della sala verifiche, emergendo un sistema di illegalità diffusa in quanto venivano acquisiti elementi indiziari per circa 53 episodi di illecita appropriazione di merci e di generi di consumo commessi, in un brevissimo arco temporale, da funzionari doganali, personale fitosanitario, spedizionieri ausiliari doganalisti e dipendenti della società di facchinaggio ai quali è stato contestato il reato di peculato stante la realizzazione delle condotte in concorso con i funzionari doganali durante le attività di verifica doganale. Nella ricostruzione delle sistematiche irregolarità, determinante si è rivelato il contributo della Direzione Centrale Antifrode e Controllo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Roma, che ha partecipato all’esecuzione della misura nei soli confronti dei propri dipendenti e che ha contribuito al riscontro delle ipotesi accusatorie emergenti dalle indagini in corso consentendo, in tal modo, di confermare la puntuale disapplicazione, nel porto di Salerno, della regolamentazione interna delle attività ispettive doganali.
Nel corso delle operazioni veniva altresì accertato un traffico internazionale di rifiuti per condotte riconducibili a 2 spedizionieri doganali ed a 7 soggetti di etnia africana interessati alle spedizioni con conseguente sequestro di oltre 60 tonnellate di rifiuti, speciali e non, nonché di oltre 1000 pannelli fotovoltaici e di circa 1000 accumulatori di energia elettrica di provenienza furtiva stivati in container destinati al continente africano.
Sono emersi, inoltre, gravi indizi di colpevolezza nei confronti di due avvocati del foro di Salerno e di un dipendente del Ministero della Giustizia per illecito accesso ai sistemi informatici e divulgazione di dati riservati afferenti il procedimento penale per acquisire informazioni non autorizzate nell’interesse dei funzionari doganali che temevano di essere coinvolti nelle indagini in corso. Ulteriore condotta illecita è stata contestata ad un militare della Guardia di Finanza che, in concorso con un funzionario doganale, risulta aver attestato fittiziamente il rientro di merci temporaneamente esportate, in realtà mai transitate nel porto di Salerno.
Redazione