Grumo Nevano, il placet dell’amministrazione Di Bernardo alla variante ai lavori di riqualificazione del centro storico

Grumo Nevano, il placet dell’amministrazione Di Bernardo alla variante ai lavori di riqualificazione del centro storico

Grumo Nevano (Na)Lo scempio architettonico compiuto in Piazza Tammaro Romano porta la firma dell’Amministrazione Di Bernardo. Una responsabilità politica che non può essere assolutamente sottaciuta ne smentita. La verità è infatti tutta nella delibera di giunta comunale n. 37 del 18 Ottobre 2019; pochi giorni prima che cominciassero i lavori. La delibera infatti approva “una perizia di variante tecnica di assestamento” redatta il 13 Ottobre 2019 dal direttore dei lavori Arch. Pasquale Miele , capo dell’UTC, che di fatto ha snaturato il progetto originario.

Tale perizia tecnica era comunque necessaria in quanto erano passati molti anni dal progetto iniziale e i rilievi effettuati all’indomani della stipula del contratto con la ditta esecutrice dei lavori, avevano evidenziato come lo stato di alcuni luoghi fosse nel tempo mutato a tal punto da richiedere degli “aggiustamenti” al progetto iniziale. Tuttavia c’è un passaggio nella perizia che ha letteralmente spazzato via le aiuole di Piazza Tammaro Romano, i famosi “giardinetti“. Vi era la “necessità di ripavimentare le sedi stradali con conglomerato bituminoso in luogo della posa in opera di cubetti e basoli forniti dall’amministrazione, previsti nel progetto originale, allo stato non più disponibili, oltre quelle ripavimentazioni interessanti le varie piazze determinatosi per effetto di un diverso disegno che non consente l’esecuzione di piccole aiuole, per la presenza di una fondazione costituita da c.l.s. (calcestruzzo) armato di consistente spessore e, nello specifico, quella interessante piazza Romano, per la presenza di sottoservizi del complesso residenziale denominato <<Parco Sara>>, prevedendo, in ogni caso, piantumazione di essenza arborea similare a quella già presente sul territorio comunale“. Quello che sul progetto originale (come si evince dai disegni) erano definite come “aree a prato di semplice manutenzione e messa in opera di alberi ad alto fusto (tigli) dall’evidente valore simbolico – sociale” diventano dunque magicamente “piccole aiule“.

Ma cosa significa ciò? L’arch. Miele ha spiegato che le aree a prato previste dal progetto originario non potevano essere realizzate in quanto avrebbero potuto creare problemi ai sottoservizi del parco Sara. Se questo è vero per le aree a prato però non è vero per le aiuole in superficie visto che già c’erano prima dei lavori e non hanno mai creato alcun tipo di problema. Dunque la perizia tecnica avrebbe dovuto evidentemente riportare che per effetto di un diverso disegno, non potevano essere realizzate le aree a prato bensì le aiuole. Inoltre la giustificazione data alla cancellazione delle piccole aiuole sembra anch’essa erronea. Il disegno di piazza Tammaro Romano difatti non è mutato rispetto a prima per cui si ha difficoltà a comprendere come questo nuovo assetto non consenta la realizzazione di aiuole come in origine.

“Stranezze” che di fatto hanno permesso la colata di cemento in Piazza Tammaro Romano, con il benestare e il silenzio assordante ed unanime di tutta l’amministrazione Di Bernardo e della Commissione Lavori Pubblici, Urbanistica, Industria e Commercio la cui presidenza era detenuta da Peppe Ricciardi. Compito dei politici tutti, doveva essere quello di capire e cercare soluzioni alternative da proporre ai tecnici affinché una parte del centro storico del paese non perdesse la propria identità. Si poteva fare e si doveva fare! Non può sfuggire infine all’attenzione della città che tale delibera porta la firma del vicesindaco Luigi Di Dato e non quella del sindaco Gaetano di Bernardo che in un momento cosi delicato per la città, era assente. La storia della città lasciata in balia di due persone, l’Avv. Luigi Di Dato vicesindaco e dell’Ing. Paolo Guadagno assessore ai Lavori Pubblici (proponente della delibera) che non essendo originari di Grumo Nevano hanno evidentemente posto l’attenzione solo sull’aspetto puramente “funzionale” della questione.

Giovanna Scarano