Grumo Nevano, zona ASI: nessuna risposta dal consiglio comunale. Faccenda: “Sono stata imbavagliata”

Grumo Nevano, zona ASI: nessuna risposta dal consiglio comunale. Faccenda: “Sono stata imbavagliata”

Grumo Nevano (Na) – Un’accusa fortissima quella della consigliera Annachiara Faccenda, lanciata al termine del consiglio comunale di Venerdì. “Sulla questione ASI sono stata imbavagliata dal presidente del consiglio – esordisce Faccenda – che non mi ha dato la possibilità di replicare. Volevo dare una risposta in merito, ovvero che non esiste una planimetria con una esatta perimetrazione della zona ASI di Grumo Nevano. Una risposta – continua – che mi ha fornito direttamente il consorzio ASI dove mi sono recata personalmente. Questa è una risposta fondamentale per la città di Grumo Nevano perché se non ci sono questi documenti cosi importanti trasmessi dall’ASI vuol dire che non c’è possibilità di costruire in quella zona. Non mi spiego il silenzio assordante sulla questione da parte della maggioranza ma anche della minoranza ( la minoranza rappresentata dai consiglieri Coppola, Liguori, Miele e Scarano, ndr) dove ci sono anche dei tecnici” – conclude. Il pasticcio della zona ASI è stato trattato dall’amministrazione Di Bernardo nel consiglio comunale come un argomento di poco conto. Si è cercato di sminuire l’intera questione che è molto fumosa e poco chiara. Ad oggi in effetti la documentazione dell’ASI è contraddittoria e non assicura in modo esaustivo che i territori di Grumo Nevano rientrino nel suo perimetro e dunque interessati dall’ormai famosa delibera n.21 del 31.07.2019 che ha trasformato “zone a verde agricolo di rispetto industriale” ad “unità di localizzazione industriale“. Su tutto poi aleggia anche il mistero dei progetti da realizzarsi proprio sui suoli grumesi la cui dichiarazione di pubblica utilità, ha di fatto garantito e consentito sia gli espropri che la variante al PRG comunale. Finita nel cestino anche la proposta di deliberazione dei consiglieri Landolfo e Faccenda che chiedevano in autotutela l’annullamento della delibera n.4 di consiglio comunale che recependo quella dell’ASI ha effettuato una variante al PRG comunale. Ma a chi intendeva replicare la consigliere Faccenda?

Molto probabilmente al consigliere di maggioranza Aldo Chiacchio che in consiglio comunale si è lasciato andare ad un intervento grottesco e molto evasivo cercando di spiegare a modo suo la “questione ASI”. In sostanza il consigliere Chiacchio asserisce che già prima del 2000 l’ASI ha disegnato un perimetro di area dove si doveva sviluppare una zona industriale e che in tale perimetro c’è anche una parte di Grumo Nevano, ovvero circa 80mila mq di cui solo 30 mila non vincolati. Nel 2003 dice Chiacchio, appena approvato il piano regolatore dal commissario si doveva fare una variante allo stesso, che non è stata fatta, per adeguarlo al PRG dell’ASI. Secondo il consigliere non era compito dell’amministrazione mettere in discussione la variante planimetrica dell’ASI, approvata dalla Regione su parere del prof. Laudadio. Lo stesso Chiacchio poi continua nel suo intervento asserendo che quando l’ASI espropria i terreni lo fa perché ne detiene la titolarità e afferma che l’esproprio per pubblica utilità non vuol dire esproprio per la costruzione di ponti o scuole ma che per pubblica utilità l’ASI intende la costruzione di parcheggi, aree di servizi o strutture industriali. Infine termina il suo discorso dicendo che l’amministrazione, verificate “le carte“, che non potevano essere contestate in quanto erano tutte legittime, e che i terreni si trovavano nell’area ASI ha fatto dunque il proprio dovere.

L’intervento di Chiacchio in consiglio comunale è stata una mera visione personale della vicenda non suffragata da alcuna documentazione in merito che provasse quanto stava affermando. Difatti l’esperto consigliere dovrebbe provare quanto meno, con documenti alla mano, a rispondere a dei semplici interrogativi (oltre a quelli già riportati nel precedete nostro articolo) :

  • dopo il 1995 l’agglomerato ASI Frattamaggiore-Casoria-Arzano , in cui il comune di Grumo Nevano sarebbe inquadrato , non è stato interessato da alcuna variante dunque come mai nel 2003 quando è stato redatto il PRG comunale, approvato anche dalla Provincia non lo si è fatto già tenendo in considerazione il PRG dell’ASI e riportando i terreni di Grumo Nevano nel perimetro di quest’ultimo? Perché si doveva intervenire con una variante?
  • La delibera ASI n.21 del 31 Luglio 2019 è stata approvata soltanto dal consorzio ASI e non anche dalla Regione Campania. La stessa è stata approvata semplicemente su un parere di parte del Prof. Laudadio. Perché l’amministrazione comunale, visti i tanti interrogativi in merito, non poteva opporsi alla recezione della delibera ASI? Chi o cosa glielo vietava?
  • Da dove si evince con sicurezza che l’ASI detiene la titolarità dei terreni di Grumo Nevano? I terreni grumesi non vengono riportati all’interno del perimetro ASI nel “Programma per il rilancio del consorzio ASI di Napoli del 2008 ne tantomeno sono inclusi nel piano “ZES Campania” (Piano di Sviluppo Strategico – Zona Economica Speciale della Campania ) approvato con delibera di Giunta Regionale n. 175 del 28.03.2018
  • I progetti da effettuarsi sui territori grumesi sono davvero di pubblica utilità?

Unico intervento sulla questione, dopo quello di Landolfo e Faccenda in consiglio comunale, quello di Aldo Chiacchio è sembrato una strenua difesa di una situazione che andrebbe approfondita, magari con un consiglio comunale apposito e dove a parlare, “carte alla mano” sia l’assessore al ramo Ciro Caso, tra l’altro proponente della delibera 4 di consiglio comunale. Purtroppo ancora una volta il consiglio comunale è stato scambiato da qualcuno per casa propria, dove non dare delle spiegazioni esaurienti può anche andar bene. Tuttavia questa volta il primo cittadino, il sindaco Gaetano Di Bernardo ha regalato alla città un momento goliardico quando rivolto al suo vice che tentava di reggergli il microfono ha detto: “Peppì posso parlare o aggià verè a te cu stu pappavall man? Facitem capì“.

Giovanna Scarano