Grumo Nevano, la transizione digitale fantasma: 3600 Euro per il “vestitino” nuovo al vecchio sito del comune. Guarda il video

Grumo Nevano,  la transizione digitale fantasma: 3600 Euro per il “vestitino” nuovo al vecchio sito del comune. Guarda il video

Grumo Nevano (Na) – Il restyling del vecchio portale web del comune di Grumo Nevano è costato ben 3600 euro alla comunità. “Sin dal primo giorno da assessore con delega specifica, insieme al dipendente responsabile del servizio Pasquale Paciolla, ho iniziato il percorso che ha permesso oggi di dare alla città di Grumo Nevano una finestra sul web più moderna e funzionale, con i servizi richiesti per la completa transizione digitale prevista dal governo centrale”. Questo è quanto racconta l’assessore all’innovazione tecnologica Landolfo circa il nuovo portale web del comune di Grumo Nevano. I fatti però dicono ben altro. Al vecchio sito web infatti, sembra sia stata cambiata solo ed esclusivamente la veste grafica, e non che sia stata effettuata quella che in gergo tecnico si chiama operazione di “refactoring” di tutta la piattaforma web; ovvero un rifacimento del portale con integrazione di servizi online a valore aggiunto per il cittadino. Di nuovo sul portale web ci sono solo due semplici link, “PagoPA” e “Autocertificati con SPID“. Link che rimandano a due piattaforme web esterne e che avrebbero trovato posto tranquillamente nel vecchio sito web. Nessuna integrazione dunque è stata fatta con i servizi a cui rimandano i link. Semplicemente il comune si è affidata ad intermediari per avere i due servizi e ha inserito i link sul sito web. Il servizio di connessione alla piattaforma della pubblica amministrazione PagoPA è stato affidato alla piattaforma “NVPay PA” della Noviservice S.r.l. mentre per il servizio dei certificati si è utilizzata Asmenet, una società in house degli Enti locali campani; per inciso la stessa che già gestisce l’albo pretorio online. A riprova di tutto ciò basta navigare nel nuovo sito web, in particolare nella sezione “Servizi on line” per accorgersi che dei servizi online tanto sbandierati non esiste nulla. Troverete solo link che rimandano a file che erano già presenti sul vecchio sito web o a piattaforme esterne. A dire il vero anche altre sezioni sono vuote, proprio come lo erano prima. Una su tutte, ad oggi non sono state caricate per esempio le determine relative all’anno 2021, non c’è traccia dei video dei consigli comunali, non è stato integrato nel portale l’albo pretorio che continua ad essere quello vecchio. Ci sono poi link qua e la che rimandano a siti esterni messi li giusto per “riempire” alcune sezioni e link che riportano a pagine inesistenti. Insomma a ben guardare il nuovo sito web sembra la fotocopia a colori di quello vecchio con contenuti che molto spesso sono duplicati e si trovano in sezioni sbagliate. A margine pubblichiamo un breve video fatto navigando nel nuovo portale web. Eppure l’assessore all’innovazione tecnologica che tanto ha sponsorizzato l’operazione, nel consiglio comunale del 22 Marzo 2021 aveva assicurato che il sito era pronto e che sarebbe andato online dopo pochi giorni, perché si stavano sistemando alcuni archivi ( ma di quali archivi parlava?) e perché prima di partire lo si voleva fare con il piede giusto. “Partiremo quando non c’è nessun buco ” furono le sue parole. Ebbene si, non c’è un buco nel nuovo portale web, bensì una voragine. Allo stato attuale dunque bastava che il vecchio sito web fosse aggiornato nei contenuti. Avremmo risparmiato 3600 euro.

Altro aspetto molto importante da valutare è che nel restyling del nuovo portale web sembra che non siano state seguite le “Linee Guida su acquisizione e riuso di software per le pubbliche amministrazioni in vigore dal 9 maggio 2019 (come riportato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 119 del 23 maggio 2019) . Nel documento si fa esplicito riferimento al fatto che le amministrazioni pubbliche devono usare software “open source”, ovvero a “codice aperto”, e laddove non possibile devono giustificarne il motivo. “Nel caso in cui sia accertata l’impossibilità di individuare una soluzione che soddisfi almeno in larga misura le esigenze dell’amministrazione tra le «soluzioni a riuso della PA» e le «soluzioni Open Source», si procede alla redazione di un documento (senza vincoli di forma) che motivi le ragioni dell’accertata impossibilità, da conservare agli atti del procedimento” ( par. 2.5.7).

Il restyling del nuovo sito web è stato fatto dalla MTN Company Srl di Cava dei Tirreni ovvero la stessa società già fornitrice della vecchia piattaforma web. Abbiamo chiesto alla società se avesse usato software proprietario e non open source per la realizzazione e il restyling del sito web ma purtroppo ad oggi non abbiamo avuto risposta e molto probabilmente non l’avremo. Il sospetto è che la MTN abbia utilizzato software proprietario da essa stessa sviluppato e manutenuto, il che rende impossibile affidarsi ad altra società in futuro per aggiornamenti e manutenzione ( proprio come accaduto in questo caso) a meno di non effettuare un vero “refacatoring” di tutta la piattaforma con una spesa che supererebbe di gran lunga i 3600 euro spesi oggi. A questo punto la domanda la giriamo direttamente all’assessore Landolfo sperando che non faccia come la MTN e che risponda. Il vantaggio dell’utilizzo di software open source è enorme se solo si pensa al fatto che utilizzare piattaforme come ad esempio WordPress o simili avrebbe reso il cambio di “veste grafica” un’operazione da poche centinaia di euro e avrebbe portato anche un enorme vantaggio in termini di sicurezza informatica.

Agli occhi di un utente non esperto informatico, il restyling del sito web appare molto approssimativo e confusionale; non osiamo immaginare come un tecnico possa rabbrividire dinanzi a tanta superficialità ed imprecisione. Il “refactoring” di un portale web è un processo complesso che andava gestito con l’ausilio di una consulenza tecnica al fine di non sperperare inutilmente soldi in un’operazione che non ha portato alcun vantaggio ai cittadini rispetto alla soluzione che già era in essere. In quest’operazione, in tutta onestà; bisogna dire che questa volta il sindaco Di Bernardo c’entra poco quanto nulla. Il primo cittadino si è fidato ed ha affidato una delega molto importante ad un assessore che non ha nessuna specifica competenza nel campo e che in questo caso non ha avuto nemmeno la capacità e l’umiltà di fermarsi e capire che non bastava una semplice “indagine di mercato” per realizzare un vero ed innovativo portale web ma che c’era bisogno di ben altro. Oggi spendere anche 1 solo euro per un comune in dissesto dovrebbe essere una scelta molto ponderata. L’assessore ne ha spesi 3600 e molto probabilmente non sa nemmeno perché!

Giovanna Scarano